lunedì 10 giugno 2013

Next Stop, Lionfield

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

Liberamente tratto da una storia vera.
 
L'ennesimo fracasso delle ruote sui binari, un altro treno che passa e corre via, il giorno è ancora troppo giovane per uscire.

Apre appena un occhio, l'altro è troppo stanco, resta chiuso, controlla che tutto sia in ordine, che la sua compagna sia dove l'ha lasciata qualche ora prima, addormentata al suo fianco e, in effetti, è lì.

Torna a dormire, ma non ci riesce. Gli sembra impossibile, eppure dentro la testa inizia a sentire un leggero brusio, prima lontano, appena percettibile, poi sempre più forte. Un brusio raro quanto inconfondibile. Qualcuno sta parlando di loro, da qualche parte.

Ma chi può essere? Ma come può essere?

La storia della loro presenza, la leggenda della loro esistenza in quella zona è dimenticata da tempo, eppure quel rumore, diventato ora assordante, lo sa bene, è l'inconfondibile segnale d'allarme.

Si alza, svogliatamente, sulle possenti zampe, muove un po' il collo intorpidito e sistema la criniera folta, scomposta.

Lyla, la sua amata compagna, apre gli occhi ambrati e gli lancia uno sguardo interrogatorio. Vuole sapere perché si è alzato così presto e dove stia andando, in pieno giorno. "Sei impazzito davvero, allora!" dice, senza bisogno di proferir parola, solo col pensiero. 

"Non lo senti, il ronzio?" Lyla lo guarda, sempre più contrariata. Non sente niente, dice. Poi, balza in piedi e con uno scatto agile e sinuoso gli si affianca, sull'uscio della grotta. "Sì, sì... ora lo sento anche io! Odio doverlo dire, ma io te l'avevo detto, quello che hai voluto fare l'altro giorno lo sapevi che avrebbe avuto conseguenze e causato problemi." è ancora infuriata, Luk lo sa bene, ma non ha potuto farne a meno. 

Lui non è certo un leone bianco qualsiasi, il ciuffo di pelo corvino che ha proprio al centro della criniera candida è un simbolo della sua missione e lui deve portarla avanti, almeno le rare volte in cui se ne presenta l'occasione. "Sei così preso da questa tua missione da voler uscire allo scoperto, alle volte mi sembra davvero che dimentichi che questi sono tempi nuovi, nessuno più ti conosce o sa cosa significhi una tua apparizione." Così gli aveva detto Lyla qualche sera prima, quando era tornato, dopo esser apparso, in sogno a un giovane essere umano. Prima che uscisse lei aveva tentato di convincerlo che sarebbe stato inutile andare, ma lui era stato irremovibile.

C'erano cose che Lyla non poteva capire. 

C'erano tempi felici che la sua giovane compagna non aveva conosciuto, non poteva ricordarli, lei che da quando era arrivata sulla terra non aveva fatto altro che passare i giorni nascosta in quella buia caverna e le notti a dilettarsi in cacce di pasti frugali in una terra sempre più brulla. 

Lyla non sapeva com'era la vita quando gli umani amavano e veneravano i grandi leoni bianchi; quando un'apparizione in sogno del sommo leone dal ciuffo nero a un innamorato era vista come una benedizione, come il segno ch'egli aveva trovato il vero amore. 

Ma erano tempi lontani quelli, Lyla su questo non aveva torto. 

Ormai nessun membro del genere umano si ricorda più dei possenti leoni bianchi, figli dei maestosi leoni d'argento, guardiani delle trame del destino. Luk era stato inviato sulla terra da suo padre quando era giovanissimo paladino dell'amore vero e aveva avuto la fortuna di esser stato raggiunto, secoli dopo, dal suo, di vero amore. Negli ultimi anni il suo lavoro era diventato sempre più noioso e poco interessante, gli umani smettevano, uno dopo l'altro, di credere nell'amore e il grosso sonaglio d'argento che portava appeso al collo possente suonava sempre più di rado per dirgli che un incontro del destino era avvenuto.

Aveva atteso a lungo perché succedesse, aveva continuato a sperare che qualcuno, prima o poi, avrebbe trovato quell'amore che non si incontra che una volta nella vita, quello che fa brillare di più le stesse in cielo e apparire il leone bianco. 

Come avrebbe potuto ignorarlo, quando era successo? 

Aveva lasciato la sua grotta e si era precipitato fuori, aveva localizzato la posizione di quel giovane cuore innamorato e si era staccato dal suo corpo fisico per materializzarsi nel mondo parallelo dei sogni. Era convinto, il leggendario leone, che un cuore capace di provare un sentimento così puro,  l'amore vero, avrebbe anche capito che l'incontro onirico con un animale dalle fattezze così singolari,  avesse un qualche significato anche se non poteva, ovviamente, sapere quale esso fosse.

Luk, dalla porta della grotta, scruta l'orizzonte. "Qualsiasi cosa stia succedendo, chiunque stia parlando di noi, ti vieto di uscire in pieno giorno." Lyla è terribilmente seria e il suo sguardo, il leone dal ciuffo lo sa perfettamente, non mente mai. "Va bene, non mi muovo da qui. Posso almeno provare a estendere l'aurea e scoprire chi sta parlando di noi? Capita così di rado di avere un qualche diversivo, posso almeno essere curioso?" la leonessa non lo degna di risposta, si limita a sdraiarsi, apparentemente cheta, accanto a lui e a socchiudere gli occhi. 

Luk spalanca i suoi occhi cerulei e concentra l'energia. Due raggi di luce si diffondono nella vallata di campi di grano arati, con le balle già pronte per esser conservate, seguono il segnale che continua a risuonare nella mentre del leone bianco...

Un nasetto piccino, a patata, schiacciato contro il finestrino. Due occhi neri spalancati che si guardano intorno, curiosi e guardinghi. Un grosso libro di favole abbandonato sul sedile accanto. Il bambino, camicetta a quadrucci blu e rossi, si è arrampicato in piedi sul sedile per guardare meglio fuori dal finestrino. 

"Next stop, Lionfield" ripete l'alto parlante del treno. 

Il bimbo guarda fuori con maggiore intensità, il treno si ferma e poi riparte. 
Il bimbo sembra deluso, disilluso, persino. 
Torna a sedersi e riprende il libro. 
Guarda sua mamma, seduta di fronte a lui,, e con l'espressione più seria che riesce a trovare nel suo repertorio di bambino dice: "No, non capisco proprio, qui il campo c'è, eccolo, ma io i leoni non li vedo!" sua mamma abbozza un sorriso, ma prima che possa dire qualcosa il bimbo si fa pensieroso e continua: "Bah, forse hanno mangiato troppo a pranzo e ora dormono, nascosti da qualche parte." 

Dopo secoli in cui nessuno ha mai preso sul serio il nome che gli antichi hanno dato a quel posto, c'è finalmente un animo abbastanza sensibile da aver fatto il collegamento tanto palese quanto inafferrabile: Lionfield non è che il luogo in cui da millenni il leone bianco dal ciuffo nero, guardiano degli amori destinati, dimora.

Quel bambino merita un regalo, non serve disubbidire a Lyla, Luk può restarsene nella sua grotta e creare una proiezione astrale... un ologramma di solo qualche istante, per la buona causa di non far spegnere il barlume di fiducia nel fiero sguardo degli occhi neri di quel bimbetto.

"Mamma, mamma, no! M'ero sbagliato! Guarda là! C'è un grosso leone bianco col ciuffo nero laggiù, guarda!" il bimbo è di nuovo schiacciato contro il vetro, la mano di sua mamma lo fa tacere, un dito sulle labbra: "Mattia, caro, quante volte ti ho detto di non inventare storie? Qui non c'è nessun leone, è solo un nome, come un altro." 

Ha fatto il suo dovere d'adulta e ha tentato di riportare suo figlio coi piedi per terra, ma a vedere quella convinzione nello sguardo del suo piccolo uomo, qualche dubbio le viene e con la coda dell'occhio sbricia fuori dal finestrino, ma non vede un bel nulla, d'altronde la proiezione di Luk è invisibile ai più...




Nessun commento:

Posta un commento