sabato 3 dicembre 2011

Pensieri sconnessi durante un lungo viaggio...

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

Sono quasi venti ore che viaggio Europa-medio oriente -Asia... E la stanchezza inizia a farsi insopportabile, all'andata era diverso, sapevo di trovare la mia famiglia e l'uomo che più amo al mondo ad aspettarmi, era la strada che porta a casa della canzone...mentre oggi la strada porta lontano per altri due mesi... Che sono? Niente! Ma quando ci pensi sembrano tanti, quando pensi che lo rivedrai solo tra undici settimane quasi ti manca il respiro! Sai che sta volta arrivando a Taipei sarà tutto diverso, sai che ste nn ci sarà per un paio di settimane ma tornerà in tempo per capodanno, sai che la tesi è li e aspetta di essere scritta, sai di poter navigare sul web con cellulare da subito, hai un computer e all'aeroporto hai Shane e Wang Jun che ti aspettano e sai che lei s 'è fatta quasi un'ora di autobus per arrivare solo per vedere te, la sua nuova amica! E al centro linguistico troverai volti conosciuti, familiari... Hai una traduzione da consegnare una festa di natale da presentare... Smettila di fare la ragazzina, hai venti cinque anni, ti dici, affronta la vita come un'adulta e basta. Quest'anno vivrai due volte il capodanno e non ti chiedi se questa sarà l'ultima occasione per per stare all'estero a studiare e basta??? Non hai forse deciso di iniziare a cercare lavoro dopo la laurea? E allora questi due mesi da studente nn vuoi goderteli in pieno? Sarebbe giusto farlo. Prendere tutta la malinconia e metterla in un salvadanaio come dice la canzone cinese e aspettare e godersi questi due mesi fino in fondo con i miei amici nuovi e unici che chissà quando rivedrò poi!

domenica 18 settembre 2011

Regalo di compleanno

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

La guardava. La vista appannata fino all'inverosimile dall'alcol.
La testa gli girava all'impazzata e il divano di pelle nera roteava a più non posso tutto intorno a lui insieme al tavolo, alla torta, ai bicchieri pieni di tè, di whisky e ghiaccio e alle lattine di birra rigorosamente grigie e verdi... tutto girava all'impazzata.
La musica di sottofondo, happy birthday, era solo un suono lontano.
Tutto era annebbiato.
Tutto tranne lei.
La sua mano bianca teneva la candelina: otto. Magari avesse compiuto otto anni! Avrebbe potuto riniziare tutto da capo, come niente fosse. Ma il due, l'altra candelina che si era appena spezzata, faceva la differenza. Ne compieva 28 di anni. Gli amici intorno, le loro voci lontane poco più che brusio indistinto...

Desideri! Cosa desideri? Presto tre desideri!

Guardava le sue labbra, un filo di rossetto, delicato. Una volta l'anno, desiderare un bacio era poi cosi sbagliato? Complice l'alcol lei non avrebbe mai rifiutato. Il suo regalo di compleanno.
Eccola, si avvicina.
Lui allunga il braccio e la stringe a sè come vorrebbe poter fare ogni singolo giorno della sua vita.
La bacia, o almeno ci prova.
Sente le ginocchia tremargli dall'emozione e dal liquore.

Con la lingua!

Cantano gli altri, ma lui ora non li vede e non li sente più. Sente soltanto il profumo di lei e si illude che possa durare per sempre. Si illude che la magia di quell'attimo possa cancellate tutto ciò che è sa essere vero...
Lui è nel suo letto. Un mal di testa indicibile, non riesce ad aprire gli occhi, allunga il braccio e guarda il cellulare.

Buon compleanno dice un messaggio con allegato.
Apre il file e resta senza fiato.
Si strofina gli occhi ancora un po' per assicurarsi di vederci bene.
Una foto.
Lui, la sera prima, che bacia la donna della sua vita. Lei bella come il sole. Non ricorda!
L'ha fatto davvero? Non é mica uno scherzo di cattivo gusto dei suoi amici...
Un altro messaggio, sta volta è lei.

Spero tu stia bene, mi raccomando non mettere la foto di ieri su facebook non voglio che mio marito la veda.

Suo marito.
È tornata da lui e dal loro bambino.
È tornata alla sua vita di cui lui può continuare a far parte solo per una sera, una volta l'anno, quella del suo compleanno.


Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

lunedì 12 settembre 2011

Un quadro con l'inchiostro del cielo.

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

La luna bianca, tonda, piena scruta dall'alto; al suo fianco una stella brilla silenziosa e assorta, le nuvole che avevano coperto tutto son volate via, una dopo l'altra, e il cielo notturno è tornato di un blu scuro quasi nero. Nero come pece o meglio inchiostro. 

Un mare d'inchiostro denso che si estende in tutte le direzioni e si fonde con l'oceano distesa infinita d'acqua silenziosa. Sembra essere lì ad aspettare che arrivi un pennello, che si intinga e inizi, con ampi movimenti, a tracciare caratteri; un tratto dopo l'altro, in equilibrio, in una sequenza che è rimasta la stessa negli anni, impassibile di fronte al passare del tempo.. 

Il pennello va e da sinistra a destra traccia una linea ben definita, orizzontale, si sofferma solo un istante di più all'inizio e poi va, dall'alto al basso e ancora un ultimo tratto 女. 

Il profilo di una donna ha tracciato il pennello. Non una beltà, non una prima donna e nemmeno giovane, ma i raggi della luna piena nel giorno della festa di metà autunno son gentili e le accarezzano il volto; i capelli lunghi fino alle spalle, piuttosto radi, tutto d'un tratto si trasformano in raggi di luna e la sua pelle chiara diventa porcellanea. Indossa soltanto una maglietta leggera, trasparente e un foulard fiorato avvolto sulle spalle per ripararsi dalla brezza marina. Guarda dritta davanti a sé.

Il pennello non si ferma, continua a dipingere caratteri in aria, imperturbabile. Un campo e poi due tratti secchi, curvati che formano la forza. L'uomo. 男. 

Forza delle braccia che ara il terreno, braccia nude e pelle chiara, liscia, come quella di lui. In piedi di fronte a lei. Il torace riluce dei raggi lunari. I pantaloni corti bagnati agli orli dall'acqua, colpa della marea che sale di corsa, come se temesse di perdere tempo prezioso e divora la spiaggia; i pantaloni verde militare si tengono su grazie alla cinta legata stretta sui fianchi sottili, linee perfette. 

Lui ha gli occhi piccoli, fessure di luce e la guarda. 

Il naso pronunciato e un sorriso gentile, lui non riesce a toglierle gli occhi di dosso, la guarda e la desidera. 

Sono soli, finalmente, solo la luna e le quattro stelle che sono apparse tengono loro compagnia, l'oceano gorgheggia tranquillo e la stella polare brilla leggiadra. Si guardano un istante ancora, sanno che è pericoloso, ma nessuno li sta osservando.

Il fuoco della brace, dove gli altri stanno cuocendo la carne appare solo un puntino indistinto, sotto al molo su cui sono seduti, davanti a loro solo un piccolo faro, spento.

Il pennello prosegue e traccia un punto, poi una linea orizzontale e altre due e una bocca. La parola 言.

-La luna non si vede, le nuvole l'hanno inghiottita di nuovo- dice lei con un soffio di voce, ma non osa guardarlo in volto, fissa il mare.
-Se vuoi la chiamo e le chiedo di uscire di nuovo, solo per te.- risponde lui. 

Coraggioso, più giovane di almeno dieci anni rispetto a lei, non teme il rischio e la guarda negli occhi, sorridendo sornione. Lei non resiste. Si baciano. Fino a finire tutto il fiato, dimenticando di respirare.

Il pennello continua il suo percorso e va, traccia un carattere pieno di curve gentili. 老 vecchio.

Un uomo, solo, sulla spiaggia. Un po' lontano dagli altri, seduto su una roccia. Pensoso. Non immagina, o forse sì, forse immagina e ha l'espressione di chi è arreso, di chi ha accettato la realtà e si accontenta di come stanno le cose.

Il giovane guarda la donna seduta accanto a lui mentre stringe la cinta dei pantaloni e cerca di ricomporsi. La donna, intanto, si stringe nel foulard, infreddolita dalla brezza marina.

Quella donna. La donna di suo padre. Lui sorride tra sé e sé. Poi si incammina, soddisfatto, a passi lenti, sulla spiaggia e torna, contento, dagli altri a cuocere la carne sulla brace, come se niente fosse. 

sabato 10 settembre 2011

I mezzi di trasporto a Taipei

Il 206 passa proprio sotto casa mia.
Puntuale ogni dieci minuti arriva con la sua luce arancione e rossa va da tianmu (i parioli di Taipei, dove vivo io!) a ximending il fulcro della vita cittadina, dove gli studentelli del liceo fanno passeggiate, vanno avanti e indietro e comprano mille cosine che si riveleranno inutili; dove c'è chi alle sette del mattino é in fila per comprare i biglietti del nuovo film sugli aborigeni taiwanesi e la conquista giapponese (4 ore di film tutto in lingua aborigena e giapponese .. Andrò a vederlo? Rimarrò sveglia?)... 
Quando arriva e devi salire fai meglio ad avere la tua easy card pronta in mano, o anche appesa al collo, posizione, quest'ultima, molto comoda, perché devi leggere la scritta rossa che ti aspetta festosa e ti indica se la carta devi strisciarla quando sali o quando scendi.. Unica pecca che si può trovare è che la scritta, a differenza di tutte le altre indicazioni che trovi ovunque, c'è solo in cinese, ma insomma, i caratteri di 上 sopra e 下 sotto che indicano salire e scendere son abbastanza facili da riconoscere anche per chi non parla cinese.. 
Il 206 è singolare perché secondo la tabella sotto casa mia va in due direzioni diverse a seconda che si legga il cinese o l'inglese.
 E poi, una volta a bordo, è impossibile perdersi perchè la scritta rossa davanti ti indica ogni singola fermata e quella successiva, in inglese e in cinese e l'autista te le legge col microfono, tanto per essere un po' più sicuri. Gli autisti sono gentili e se chiedi loro dove scendere ti fanno mettere a sedere e ti assicurano che quando sei vicina alla tua meta ti avvisano. Proprio come ti è successo il primo giorno tornando dall'università, quando quel simpatico autista ha detto al microfono "la signorina straniera che deve andare a Shi Lin, siamo arrivati, prego scenda qui" e ti ha lasciata sbalordita. Sul 206, per passare tempo, si può navigare su internet perchè in città sugli autobus, sulla metro e in alcune zone vi sono aree wifi gratuite a cui si può accedere liberamente.
 Gli autobus sono ovunque in città e ogni corsa costa 15 dollari normalmente e 12 per gli studenti, nemmeno 0,30 centesimi!
Ma se non si vuole rimanere imbottigliati nel traffico, sebbene la città sia abbastanza scorrevole e sia difficile vedere zone completamente intasate (almeno finora) in quanto gli unici mezzi che potrebbero intralciare il traffico, i duecento milioni di motorini che scheggiano in ogni direzione, hanno persino le corsie preferenziali per andarsene per la loro strada... Insomma, se si vuole provare l'ebbrezza dell'avere una bibita in mano e non poterla bere, di avere una busta piena di succolenti stuzzichini comprati al mercato notturno senza poterli degustare, bisogna a tutti i costi prendere la metropolitana di Taipei, anche nota come MRT. 

 Le linee sono della MRT sono contraddistinte da colori diverse, un po' come quelle di tutte le altre città del mondo, ma la cosa singolare qui è che la linea rossa, quella che passa da casa mia, ad un certo punto, si trasforma, come se si fosse stancata di essere rossa e diventa, così, verde smeraldo! Mentre alcune linee, per lo più verde mela, hanno solo due o tre fermate e ti portano in qualche posto meraviglioso, come fa il trenino che ha in totale tre stop per andare a Xin Bei Tou, sul quale, oltre ai maxi schermi si trova, su ogni vagone, una decorazione diversa. Ti siedi un attimo e ti sembra di essere finita dentro un boschetto.

Ma ciò che più colpisce quando si deve entrare in una stazione di MRT è il fatto che chiunque compri qualcosa da mangiare o da bere in stazione stia fermo prima dei tornelli dove si triscia l'easy card, perchè una volta attraversato il varco è proibito mangiare e bere, perciò se hai fame o sete e hai da bere dentro la borsa o in mano puoi solo guardarlo e desiderarlo, ma non averlo altrimenti, di certo, qualcuno intorno a te non si farà problemi a lanciare un urletto o chiamare la polizia! 

Ma grazie a questo divieto la metro è pulitissima! Inoltre, cosa ancor più straordinaria è prendere il trenino nelle ore di punta, soprattutto per chi è stato almeno una volta alle 8 del mattino alla stazione termini tentando di salire sulla metro a o b. Le persone sono tante, senza dubbio, eppure eccole lì, mi pare di vederle anche ora tutte in fila ordinatamente lungo le linee bianche sui binari ad aspettare, senza furia, che il treno arrivi e quando non ci si entra più si aspetta il successivo...

Seven Eleven, ossia tutto quello di cui hai bisogno.

Creative Commons LicenseQuesto/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.


L'insegna del Seven
Sotto casa, appena svolti l'angolo, vedi l'insegna. Bianca, verde e rossa. Un sette. E una scritta più piccola, eleven, accanto. Percorri, al massimo, 200 metri e ti guardi intorno e ne vedi un'altra, identica alla prima e più cammini più ne trovi, così per tutta la città.
I Seven Eleven.
Ma cosa vende un Seven Eleven? Prima di tutto, vende qualunque cosa e soprattutto, è aperto 24 h su 24. Giorno e notte. Per soddisfare i desideri di stomaco e mente di chi, a notte fonda, non riesce a prender sonno; per rifocillarti con la sua aria condizionata e per farti sentire che la città è viva, anche la notte.
Il frigorifero, nel Seven (come lo chiamano, amichevolmente, i taiwanesi, un nomignolo come quello che si darebbe a un amico caro, che ti fa compagnia quando ti senti solo) sotto casa mia (perchè ognuno è disposto in modo leggermente differente), occupa una parete intera e dentro c'è ogni ben di dio, tè a tutti i gusti immaginabili, dai classici tè verde e naicha (alias polvere di latte mescolata al tè che crea una bibita divina) e wulong cha a tutte le fragranze possibili, mango, frutto della passione; per passare ai succhi di frutta di cui quello che più colpisce l'occhio è quello all'uva talmente dolce da essere stucchevole a tratti.

E poi basta tirare giù la leva e per magia ecco tutti i frutti immaginabili di cui si può bere il succo succolento... e ogni Seven ha gusti diversi...

Ma nel frigorifero non c'è solo da bere, ma anche da mangiare: spaghetti freddi pronti per essere divorati, basta versarci sopra la salsina di sesamo per farli diventare gustosissimi o altri pronti da riscaldare e dove se non nell'apposito forno del Seven?
 Ma il frigorifero delle bevande è solo l'inizio, dietro l'angolo ci sono riviste e giornali tutti in articolati caratteri tradizionali da leggere esclusivamente dalla fine verso l'inizio e qualche libro da lettura leggera, prima di dormire la sera, nonchè tutte le colorate riviste sulle cui copertine spiccano volti giovani e belli degli 偶像 gli idols i protagonisti di quei drama che mi hanno tenuta sveglia fino a notte fonda tutte le sere lungo lo scorso anno...

 Ma la magia del Seven non finisce mica qui.. se l'Easy Card, la meravigliosa carta per i mezzi di trasporto ricaricabile che funge, all'occorrenza anche carta di credito, finisce i fondi dove ricaricarla se non la Seven? E dove ritirare i soldi da un ATM che legge sia VISA che Mastercard? Sempre al Seven ovviamente.. e se serve di stampare il curriculum, fare una fotocopia o ricaricare il cellulare, Seven pronto, agli ordini!
E come fare, se un povero occidentale malato di caffè come te la mattina non può proprio farne a meno deve per forza berne un bicchiere.. semplice! Un salto al Seven e può avere un caffè che ha davvero il sapore di caffeina, che ti dà quella carica di cui hai bisogno per partire con una nuova giornata, freddo o caldo, con poco o tanto ghiaccio, piccolo, medio o grande! 
La meraviglia.. il Seven Eleven. Ogni 200 metri, vicino a te.



giovedì 1 settembre 2011

Un arrivo bagnato, un arrivo fortunato

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

 Un arrivo... Bagnato, un arrivo fortunato.

Un cielo leggermente grigio, nuvole spumose accolglienti come un morbido abbraccio, ti aspettano estendendosi in tutte le direzioni, compagne giocose dell'aria calda, carica di acqua, all'arrivo, fuori da Taoyuan, il grande aeroporto. Hai ancora la sensazione di avere l'odore di marijuana addosso, un odore appena percettibile lasciato dal fiocco blu che il poliziotto t'ha legato alla gamba mentri eri in fila per il controllo passaporti chiedendoti di collaborare all'addestramento di un tenero cucciolo di labrador antidroga, partecipando, almeno, ti sei guadagnata, assieme agli sguardi sbiechi degli astanti, una penna multicolore. L'aria è bollente, togli la felpa e senti che il freddo che hai avuto in aereo non lo ritroverai per un bel po' e vieni contraddetta pochi istanti dopo salendo su un pulman pulito sebbene leggermente puzzolente per colpa del bagno dove l'aria condizionata ti lascia quasi senza respiro. Il pulman sfreccia su una strada ampia, nessuno suona col clacson e inizio a capire che, in effetti, non sono affatto in Cina continentale, decisamente no. Se volto la testa accanto a me ci sono i miei compagni di avventura, stanchi, anche loro con alle spalle quasi 24 ore di viaggio (calcolando il fuso orario) sulle spalle, ma con i volti rilassati perchè loro, a differenza di me, stanno tornando a casa. Shane ha gli occhi piccoli, neri neri e un sorriso che solo a guardarlo ti scioglie il cuore, di una gentilezza che ti spiazza e presto scoprirai che è bene che ti ci abitui perchè lì, a quanto pare, sono tutti così; Ah Zhe ha il cellulare in mano e naviga senza sosta su internet, non gli sembra vero che il suo soggiorno in Italia, la terra, a parer suo, dove non c'è niente e dove quello che c'è funziona male e tutti non hanno voglia di lavorare sia finito e si gode il ritorno nel suo paese natale dove, al contrario, c'è tutto quello di cui si ha bisogno e anche molto altro. Rick è impegnato con le telefonate, chiama tutti e di più per dire che è tornato, che è di nuovo qui e brilla di felicità.
Guardi fuori dal finestrino, gli occhi sembrano volersi chiudere ma non lo fanno e ti senti felice, stranamente e stupidamente felice.

Si scende dal bus e subito sul taxi che Shane ha chiamato prontamente, carichiamo tutti i bagagli, la mia vita intera impacchettata in due valigie, una grande e una piccola, piegata per benino e privata di tutta l'aria con l'aspirapolvere, essiccata come basilico al sole, prima di fare il pesto. Sei confusa, frastornata, vorresti sentire solo la felicità, ma avvicinandoti a casa senti l'angoscia salire e essa raggiunge il picco quando entri nella tua stanza. Sono ore che non dormi, sei stanca, circordata da volti che, per quanto amici, ti sembrano sconosciuti e senti una solitudine pesante scendere su di te, senti che quasi il respiro ti manca, guardi la valigia e ti dici che non puoi riuscire a disfarla ora, perchè aprire quei sacchi che tua madre ti ha aiutata a riempire, tirare fuori le cose vorrebbe dire che davvero rimarrai a vivere lontana da casa per sei mesi, almeno. Piangi. Lacrime calde scendono giù per il viso e Alay, la ragazza taiwanese che è poggiata provissioriamente a casa tua perchè l'hanno buttata fuori da casa della madre, viene a chiederti se ti serve una mano... ti trova come una stupida, inginocchiata di fronte alla valigia che sembra non volersi aprire, che sembra dirti che se la lasci chiusa il giorno in cui tornerai a casa sarà più vicino... Si sente in colpa, tutti ci si sentono, lei Ah zhe e Shane, perchè sono gentili, da bravi taiwanesi, sono empatici e hanno paura di non averti trattata abbastanza bene, di averti fatto mancare qualcosa e allora tu provi a spiegare loro che dall'altra parte del mondo hai lasciato qualcuno che è molto importante per te e che ora che sei così lontana sembra che il valore di ogni minuto insieme sia cresciuto a dismisura.... Lo spieghi, in un cinese disconnesso, con parole messe a caso che se i tuoi professori ti sentissero ti rispedirebbero al primo anno della triennale, ma non riesci a pensare nitidamente. Poi torni in sala, suona il campanello. La porta a vetri della veranda si apre e lo vedi entrare. Camicia bianca, jeans corti, fino alle ginocchia. Il piede fasciato, lo sapevi, è caduto dal motorino, sorride. Quel sorriso che è lo stesso di quando l'hai conosciuto, al corso di cinese commerciale e sei stata convinta, per mesi, che il suo nome cinese fosse Shen Zhen, come la città, quello delle chiacchierate al sabato mattina presto e quello delle gite fuori porta, delle passeggiate per Roma e del giorno della tua e della sua laurea... il sorriso di Stef. Lo guardi bene e ti dici che è proprio vero, il tuo amico Stef, è lui che è appena entrato. Lo abbracci forte e senti che ora che l'hai visto, che sai che davvero è lì senti il cuore rasserenarsi, la nebbia densa che lo offuscava si dilata pian piano, goccia dopo goccia e una tranquillità assoluta si diffonde. 
A cena, si va in un posto mozzafiato, in cima a Yangmingshan 陽明山, la montagna che si vede da dietro casa, quella da cui il panorama lascia senza respiro. Le luci di tutta la città sono ai tuoi peidi, ti spiace solo che piova, ma in qualche modo tutto è più magico, etereo. Peccato solo che sei così stanca che neanche riesci a mangiare quelle cose di sicuro ottime che hai davanti, peccato solo che devi riuscire a trovare il tuo equilibrio in quel nuovo mondo. 
Il primo giorno è così. Tutto sembra difficile, le strade infinite, senti che la via per arrivare alla metro da casa tua non la troverai mai da sola, che quei negozi sono tutti uguali, che non ti sentirai mai a tuo agio lì. Invece sbagli. Bastano pochi giorni, poche ore, basta mettere i giusti occhiali per guardare, basta comprare un nuovo computer per sostituire Toshi che è morto senza dar traccia di malattia letale, per sentirsi vicini a casa, per usare skype e sapere che la tua famiglia e anche l'uomo che tanto ami insieme ai tuoi amici non vanno da nessuna parte, restano nel tuo cuore.