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Cartelline colorate da
cui spuntano pezzetti di planimetrie.
La piccola agenda
arancione che doveva essere un quaderno delle ricette, ma è diventata
un’agendina di appunti “aggressiva” come l’ha definita qualcuno, attira
l’attenzione con il suo colore acceso e con i disegnini armoniosi in copertina.
L’agenda, aperta, è
quasi piena per metà, di appunti, di cose scritte e cancellate.
Se un bel giorno pensi: affittare una casa è una perdita di
tempo e soldi, meglio acquistarne una.
Chi può biasimarti? Nessuno o tutti, già. Ma non fa molta
differenza.
Resta il fatto che vuoi comprare una casa e che devi
trovarne una.
E allora, che fai? Beh, inizi a pensare: dove le trovo ‘ste
case?
Voglio una casa nuova o una vecchia? Good question.
La casa nuova …. Beh ha un sacco di cose di ultima generazione,
ha i pannelli solari e il fotovoltaico, l’isolamento termico e quello acustico
… puoi decidere il colore dei pavimenti e come vuoi dividere le stanze. Una
meraviglia insomma. Non fosse che sta leggermente in culo alla luna. Se vuoi
arrivare alla stazione, beh, volando ci impieghi poco. Ad avercele le ali! Però
almeno hai il ristorante cinese (se vogliamo essere fiscali, ne hai due uno all you can eat e uno sfigato ma che
cucina bene) a pochi passi da casa e il pub, quello che ti fa il filetto
arrosto ottimo e ha la birra scura che è niente male.
Quelle vecchie … ce n’è di tutti i tipi.
Ma non è tanto la casa in sé per sé, ciò che mi colpisce davvero
sono le persone che lavorano nel settore.
I venditori di case.
Ma dico io, hai costruito appartamenti che già non sono un
granché di loro, almeno vuoi metterci dentro qualcuno che sappia venderli?
Anche solo imbastendo castelli in aria di stronzate, ma provaci per lo meno!
No. Troppa grazia.
Primo cantiere. Case
nuove, queste nemmeno troppo in mezzo al nulla, tutto sommato. Ufficio vendite
ben nascosto. Ci arriviamo in qualche modo e ci accoglie una donna magra come
uno stuzzicadenti, col viso scavato, un trucco eccessivo e scuro, ci dà il
benvenuto con una voce prettamente maschile. Non ha idea di perché sia lì o
cosa debba fare, tanto che ce ne andiamo con la sua promessa che ci avrebbe
richiamati di lì a poco per vedere un appartamento, cosa che non è mai
successa.
Sulla piccola agenda arancione degli “appunti case” prendo
la penna e traccio una bella riga nera.
Passiamo oltre.
Ufficio vendite.
Di nuovo una donna, più alta di me, con due spalle così.
Capelli con boccoli di un rosso finto, talmente finto che fa quasi ridere. I
boccoli anche son finti, ovviamente. Voglio solo sperare che sia stata a un
matrimonio il giorno prima e che non si pettini sempre in quel modo. Sul trucco
… un cerone teatrale sarebbe stato più leggero. Una bocca spropositatamente
grande è resa ancor più vistosa da un rossetto di uno strano color marroncino
con l’interno troppo chiaro.
È vestita di blu petrolio. Pure le calze, ricamate come la
tenda di casa di mia nonna, sono blu petrolio. Le scarpe no, sono grigio perla.
Beh, mi sembra giusto. Mettere delle belle decolté grigio perla, tacco 12, per
camminare sullo sterrato del cantiere. Ottima scelta, davvero.
Quando usciamo per vedere gli appartamenti, di cui,
ovviamente, non ci ha saputo dire quasi nulla di utile, traballa. Noi ci
teniamo a distanza, hai visto mai ci cada addosso.
Gli appartamenti sono trascurabili. Divisi male. Glielo
leggo in faccia a Luk. Non lo dice, ma so che lo pensa. Inizio a capirlo
persino io. Camere piccole, bagni in cui se per caso vuoi entrarci in due, se
uno è al lavandino l’altro non ha modo di raggiungere la doccia.
«Grazie, ci pensiamo» prendiamo le inutili planimetrie che
andranno a unirsi alle altre che stiamo accatastando e ce ne andiamo per la
nostra strada.