martedì 22 aprile 2008

Teatro

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Risale al 18 febbraio 2008




c'è un mondo che non tutti conoscono, a cui solo pochi hanno la fortuna di poter accedere, un mondo di magia e meraviglia, un mondo che tanta gente conosce con il nome di TEATRO. chi non l'ha mai provato non sa, chi si è seduto su una comoda poltrona rossa ed è rimasto lì in silenzio o chiacchierando, a guardare gli attori succedersi sul palcoscenico, non sa non può sapere...
Il copione, tutto inzia da lì. Si fanno le fotocopie, si distribiscono i libricini agli attori e ognuno è sospeso, nell'ansia madornale, nell'attesa di sapere che ruolo gli spetterà..poi c'è chi è in grado di adattarsi la parte addosso, e chi rimane insoddisfatto per il tempo intero dello spettacolo... ma poco importa...
Le prove. Il cazzeggio e i momenti seri. Qualcuno si assenta, qualcun altro si arrabbia..
Quell'emozione, chi può raccontarla a parole, stare in piedi, con le ginocchia che tremano, con la parte che sembra dimenticata, tenendo in mano quella tenda rossa di velluto e gli altri, tutti, dietro di te ad aspettare che trovi il coraggio di tirare via la tenda e di dare inizio allo show. Allo spettacolo. Alla meraviglia, al Teatro.
e sta sera, tra meno di un'ora, alle 8 e 30, si esce di casa, si sale in macchina. si guida fino alla rotonda, si prendono Gabz e Claudio e si va in saletta.. a recitare!
Si torna a teatro.. Merda!
grazie Gabz!

Frammento




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Mentre guardi la scena dalla finestra lassù
diventi la scena di qualcun altro
la luna adorna la tua finestra
tu adorni i sogni di qualcuno..
(Bian Zilin poeta dinastia Song)

Tevere


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D’un tratto colpiscono l’occhio, i raggi di sole che ballano sull’acqua, acqua che scorre inesorabile per la sua via..

La rifugioteca

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C'è un posto, tenuto segreto dalle vecchie mura del paese, che profuma ancora di magia, nel quale non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per esprimere ciò che passa nella testa, un posto in cui le mura stesse odorano di casa, un posto pieno di calore buono che arriva dritto all'anima...chi non conosce questo posto, chi non lo ha mai vissuto o non ci ha mai messo piede, lo chiama biblioteca, ma chi, come me, ha ed ha avuto la possibilità di passarci del tempo e di respirarne l'aria sa che è molto di più.
La rifugioteca. il posto segreto di noi rifugiati, alla ricerca di qualche appiglio, di qualcosa in cui credere, di qualche amico che possa capire...
quanti infiniti momenti abbiamo passato lì dentro, tra le vecchie e spesse mura, quanti tramonti siamo rimasti fermi a guadare seduti sul muretto della terrazza con quel sole rosso fuoco della sera che si divertiva, come il solito, a giocare a nascondino con il Soratte...quanti gatti randagi abbiamo visto addormentarsi e quante domande ci siamo posti guardando le forme variegate di quei tetti antichi...
Per non pensare, poi, alle emozioni che abbiamo vissuto tra quelle mura, sui gradini, affacciati o accovacciati sotto le finestre.. a quante pagine abbiamo letto, a quanti momenti abbiamo passato lì fermi a guardare quegli scaffali e a cercare un libro che stuzzicasse la nostra curiosità..anche se poi Laura, con un buon sorriso e parole dolci ci convincerà, come riesce a fare sempre, a leggere quell'autore nuovo, mai sentito, per poi dirle che cosa ne pensiamo...
IL postino di Neruda. Novecento. Nessun luogo è lontano. Le pagine scorrevano via senza che nè io nè te, PIkkia mia, ce ne rendessimo conto, sdraiate sul palco della Sala Farnese guardando il soffitto colorato e passandoci il libro...
magia. come altrimenti potrei chiamarla?
la magia di un luogo di cui ora vorrebbero privarci... lì ogni singolo atomo, ogni macchia sui muri, ogni graffio sui tavoli traspira un po' di magia...una magia che solo noi possiamo capire sul serio...
non distruggete uno degli ultimi posti in cui si può sognare davvero!

La nascita del Faraone


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L'aria fresca del primo mattino le faceva volare i capelli dorati, aveva le gote rosse e gli occhi pieni di pianto, si stringeva forte nella sua vestaglia di seta rosso scuro; il dottore le aveva raccomandato di non alzarsi, di stare a riposo per un po'; il parto era andato bene, il bimbo era sano, ma lei doveva concedersi uno o due giorni di quiete. Invece, eccola lì, a godere dell'alba dal ponte del terzo piano, cercando di capire cosa fare della sua vita. Persa nei suoi pensieri guardava la scia verdastra che la pesante nave si lasciava dietro, mentre correva, senza tregua, verso casa sua; quel gigante di ferro la stava riportando a casa, da suo marito, ma lei non era più la stessa.
Cosa gli avrebbe raccontato?
Temeva il momento in cui se lo sarebbe ritrovato davanti, perchè sapeva che lui avrebbe capito subito che qualcosa in lei era cambiato...
- Julia, che fai in piedi? Il dottore non si era raccomandato perchè ti riposassi?- il suo nascondiglio era stato già trovato, si voltò verso di lui e lo fissò con i suoi enormi occhi verdi, ma non disse nulla. I pensieri offuscavano ancora la sua mente e trovarselo di fronte non era di aiuto, guardare quel uomo attraente, bello persino, nel suo completo di lino chiaro, le riaccendeva dentro il fuoco della passione, quella passione che in quei mesi passati in viaggio non aveva potuto controllare. Fece un solo piccolo passo verso di lui e lo baciò. Sarebbe stato l'ultimo bacio, così disse a se stessa, ma nemmeno lei ci credeva.
- L'ho visto, sai- le disse Matteo con voce suadente, nel suo inglese forzato - è veramente bello- gli occhi di Julia si riempirono di lacrime, era commossa. Nessuno le aveva mai parlato con il cuore in mano come aveva fatto lui in quel momento.
-Lo penso anch'io. Ho passato tutta la notte a guardarlo mentre dormiva- Matteo le prese la mano in quel istante, la sua piccola mano bianca e leggiadra -andiamo a vederlo insieme- le disse, mentre l'aiutava a camminare.

Nella cabina di Julia la lampada sul comodino era accesa e illuminava la culla accanto al letto, tenendosi per mano Julia e Matteo rimasero fermi immobili ad osservare il miracolo del loro amore che aveva preso forma.
-Hai pensato ad un nome da dargli?- chiese lei, senza distogliere lo sguardo dalla culla- credi che Michele potrebbe piacergli?- Julia era titubante, venivano da due paesi diversi lei e il suo amato, come potevano scegliere un nome che piacesse ad entrambi?
- Io direi Michel che ne dici?- a Matteo l’idea piacque abbastanza così fu deciso.
Fino a quel momento si erano sentiti due sposini alle prese con il loro primo figlio, ma ora era tempo di affrontare la realtà e le cose erano tutto tranne che semplici per loro. La nave correva impetuosa verso casa, mancavano ormai solo una decina di giorni di viaggio e all’arrivo si sarebbero separati, lo sapevano bene entrambi. Matteo le aveva persino mostrato la fotografia di sua moglie, una donna bruna e corpulenta, tutto l’opposto di lei… Non c’era modo per loro, due amanti sfortunati, di continuare quella assurda avventura che avevano iniziato ormai più di un anno prima.
Julia era salita su quella nave per lavoro, doveva scortare un importante uomo politico dall’altra parte del mondo e tornare indietro, con soltanto una settimana di tempo per riposare tra una traversata e l’altra, per un totale di un anno e due mesi di tempo. Matteo invece, curava gli affari della sua famiglia e si era trovato nel bisogno di andare a visitare la filiale della sua azienda in Giappone e dopo una settimana di soggiorno aveva ripreso la via del ritorno. Insieme per un anno e due mesi. Le loro cabine erano adiacenti, non avevano potuto resistere alla tentazione di amarsi, di vivere un amore indimenticabile.
Ed ora erano lì, a guardare quel bimbo che dormiva nella sua culla, beatamente, con il dolore nel cuore. Le lacrime ripresero a scendere veloci lungo le guance di Julia, Matteo la strinse forte a sé e cercò di farle sentire quanto anche lui fosse preoccupato. Nessuno dei due osò parlare per un tempo che sembrò lunghissimo.
- Cosa dobbiamo fare?- disse alla fine Julia singhiozzando, aveva una paura tremenda della risposta. – Io ho parlato con il capitano, ha detto che c’è un’ultima sosta per il rifornimento prima dell’arrivo, si tratta di un piccolo paesino di pescatori, Hillsea…- Julia non poteva trattenere i singhiozzi perché ora sapeva dove voleva arrivare Matteo, ma era anche un po’ rincuorata nel vedere che anche lui aveva le lacrime agli occhi mentre parlava- se affidiamo a lui Michel, sicuramente troverà lì qualcuno che se ne prenderà cura..- si abbracciarono forte e rimasero lì in silenzio, a guardare Michel che continuava a dormire, non curandosi di quello che gli succedeva intorno. ..