Questo/a
opera è pubblicato sotto una
Licenza Creative Commons.
«Boh, non avrei mai detto, ma
forse son cose che davvero possono succedere.»
Ecco cosa aveva detto Tony, il
suo migliore amico, ad Alberto quando gli aveva raccontato tutto. S’era sentito
alleggerito, sebbene dirlo ad alta voce lo asse reso un po’ inquieto, come se
parlarne rendesse il tutto più reale. Aveva provato a convincersi e a
convincere lei che si trattava di un sogno e aveva persino sperato di aver
immaginato tutto, di aver pensato lui che ci potesse essere un interesse da
parte di lei; persino, aveva creduto che lei si fosse scansata di proposito per
non farsi baciare quando lui aveva provato, un tentativo incerto, poco convinto
quasi impaurito. Ma non era andata così, lei non s’era nemmeno resa conto. E
lui aveva perso un’occasione d’oro, ce l’aveva avuta lì, tra le braccia, e ora
era a cinquecento chilometri di distanza e non sapeva quando l’avrebbe rivista.
Alle volte si chiedeva persino se
l’avrebbe mai rivista.
«Però questo non toglie che sia
una cazzata, Albè.»
Aveva continuato Tony, per
rincarare la dose. Lo sapeva bene, Alberto, che era una cazzata, eppure non
riusciva a non seguire il suo istinto, le sue emozioni. Irrazionale, sì certo,
come un ragazzino a trent’anni e un po’ ma come fare? Smettere? Non sentirla
più? Beh sì, la ragione quello diceva, ma lui non aveva gran voglia di
ascoltarla. Perché si sentiva bene e lei diceva che era lo stesso.
«Vabbè, ma non è che devi credere
per forza a tutto quello che dice lei, eh. Alla fine questa potrebbe essere una
che si diverte così, che ne sai!»
Tony non capiva. Come faceva a
capire? Non era mica dentro di lui, non la sentiva mica quella carica
energetica che gli circolava per le vene, quell’entusiasmo che lo riempiva da
quando l’aveva conosciuta! Si sentiva rinato, Alberto. Era stata una scintilla,
un fulmine a ciel sereno, se l’era ritrovata lì, sul lavoro e non era riuscito
a fare a meno di andarla a conoscere, di fare amicizia. E poi, s’era accorto
che non era solo bella, ma che le loro vite erano passate in parallelo, che
s’erano forse incontrati troppo tardi; che parlarci era così naturale da far
paura, così spontaneo da meravigliarsi che stesse discutendo con qualcuno che
conosceva solo da pochi giorni.
Eleonora. Il suo fulmine a ciel
sereno. Il suo elettrochoc dal coma.
Non sapeva nemmeno lui come fosse
accaduto, quando fosse successo. Da amore a convivenza, un passo sottile e poi
anche un cane, perché no? È tenero. Tutto questo in un paio d’anni e poco più,
una serie di eventi che s’era susseguita in modo quasi inconsapevole, come se
le cose dovessero andare in quel modo e non ce ne fossero altri possibili. Non
si era fatto tante domande. Alberto aveva messo la testa a posto. Finita la
carriera militare, mollata la musica e i divertimenti adolescenziali e tagliato
i capelli da rockstar, aveva comprato una casa e faceva un lavoro con uno
stipendio dignitoso, ma che non era il massimo, non gli dava stimoli, il suo
cervello, acuto, lavorava al minimo. E ora la sua compagna era lì, conviveva
con lui, una brava ragazza, nulla da dire. E aspettava le risposte delle
analisi per dirgli se stesse per diventare padre o no. Non era certo un buon
momento per … per avere la testa altrove, per pensare a Eleonora, al suo ingresso
nella sua vita che lo aveva preso impreparato.
S’era illuso che lei non
contraccambiasse, che i brividi sentiti lavorando fianco a fianco a lei, che le
risate, che i piccoli istanti in cui i loro corpi s’erano sfiorati per caso
fossero davvero casuali; che esser stati seduti uno a fianco all’altra a cena
di lavoro era stata un’occorrenza fortuita. S’era illuso. Perché quando le
aveva detto che nel loro appuntamento segreto per un saluto avrebbe voluto un
bacio, lei aveva risposto “idem”. E quello era stato sufficiente per dargli
conferma, per dirgli che certe emozioni non possono essere unilaterali.
E ora non riusciva a non
pensarla, sapeva che era sbagliato, che non doveva farlo mentre era con la sua
compagna, che non doveva scriverle, che non doveva … eppure cercava di rubare
pochi minuti, pochi istanti per scrivere due righe.
«Ma fammi capire, te la vuoi
portare a letto, ma quante ne trovi? Che ti frega! Sta pure a cinquecento
chilometri di distanza, e su Albè!»
Aveva detto Tony, ma se così
fosse stato sarebbe stato tutto più semplice. Se lui avesse voluto davvero
un’avventura così, tanto per divertirsi prima di prepararsi a diventare padre,
non avrebbe certo scelto una persona che viveva al nord del Paese, no se la
sarebbe trovata a Roma. Dietro l’angolo. E non l’avrebbe pensata tutto quel
tempo, non avrebbe voluto sentirla, parlarle, chiamarla per il solo gusto di
sentire la sua voce aldilà della cornetta e non avrebbe nemmeno rischiato a
mandare mail di soppiatto mentre era con la sua donna.
Ma che diamine gli stava
succedendo? Alla vigilia dei risultati delle analisi del sangue della sua
compagna, non aveva idea di cosa stesse passando per la sua testa, ma sapeva
che era qualcosa d’incontrollabile. Qualcosa che per il momento poteva solo
vivere. Voleva solo vivere.