giovedì 7 gennaio 2010

Rinascere, come la fenice.

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Dita affusolate con lunghe unghie laccate di nero danzavano su una tastiera infuocata, quel rumore impercettibile era stato il suo compagno d'avventura per i lunghi mesi appena trascorsi.
Aveva scritto lettere su lettere e le aveva mandate dall'altra parte del mondo senza trovare quel che cercava. Davanti alla realtà impietosa sentiva le forze mancargli, ma infondo sapeva che nemmeno questa volta sarebbe stata la sua fine.
Sedeva di fronte allo specchio, fissava la sua immagine riflessa; lunghi capelli nero corvino ricadevano scomposti sulle spalle candide che la tunica purpurea lasciava scoperte, pesanti occhiaie circondavano i suoi grandi occhi profondi come la notte di velluto ed un'ombra di rosso lucente ricopriva spavalda le labbra carnose.
Il dolore lancinante all'ala destra era iniziato già da qualche giorno ormai, la ferita si era di nuovo aperta ed era tornata a sanguinare, inesorabile…chi l'avrebbe curata questa volta?
Maledetta ferita. Ogni volta più profonda e più dolorosa. Ma che razza di angelo era? Un angelo mutilato, ferito ad un'ala. Un angelo dimentico di come si può volare…
Volare. L'ebbrezza, il tocco dell'aria fresca del mattino sulla pelle, i vagabondaggi nelle notti, la sensazione di essere liberi e senza confini…Volare, alla velocità del vento, per dimenticare quanto può far male vivere. Ma di volare non se ne parlava, almeno non per il momento e di strisciare come gli animali della terra non ne aveva voglia.
Restava semplicemente un angelo invalido e davanti a sé aveva solo due vie tra cui scegliere, ma anche questa volta sapeva già che non avrebbe preso la scorciatoia, no. Avrebbe tenuto duro. Si sarebbe appigliato alla vita con tutte le forze rimaste.
Si alzò e raggiunta l'unica candela accesa vi soffiò sopra tutta l'aria che aveva in corpo. Nel buio si sentiva terribilmente a casa, al sicuro, nell'ombra oscura della notte e sapeva che era giunto il momento.
Era un angelo invalido, ma non aveva di certo perso la voglia di rinascere.
Rinascita.
La musica che suonava dentro di sé trovò la via d'uscita e questa nuova rinascita avrebbe avuto come colonna sonora proprio quei suoni confusionari.
Rinascere rende leggeri, quando si rinasce si ha la stessa leggerezza di quando si spicca il volo…
La candela timorosa tornò ad illuminare il suo antro, il suo rifugio; la macchia di sangue corposo che la ferita aveva creato sul pavimento era sparita. La ferita era rimarginata.
L'ala destra restava dolorante. Infondo, si disse, essere un angelo invalido non era poi così tremendo, aveva pur sempre la possibilità di rinascere dalle sue ceneri, come la fenice.
Dita affusolate con lunghe unghie laccate di nero tornarono a danzare sulla tastiera di fuoco, ma questa volta il rumore divenne musica. Music. Its own music.

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