venerdì 9 gennaio 2009

Diario di un angelo custode: è sabato sera anche lassù

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Ad Andrea, perché sarai sempre nei nostri cuori.


(In scena: una nuvola morbida in proscenio, adibita a materasso, sul fondale solo un telone blu notte stellato.
Entra un personaggio in pantaloni celesti, maglia bianca, ali e aureola sulla testa.)

Finalmente un po’ di riposo, sono letteralmente distrutto! Mi vengono i brividi solo a pensare che c’è qualcuno che ancora è a lavoro! Non sto dicendo sciocchezze, guardate, date un’occhiata anche voi!
(si sporge dal proscenio verso la platea)
Come vi dicevo, ecco li lì, i miei colleghi ancora affaccendati: si mescolano bene alla folla, occupano talmente poco spazio che nessuno si accorge della loro presenza eppure il loro intervento è così fondamentale!
Non credete che sia facile tenere lontani dalle droghe, dai brutti giri, dagli incidenti stradali, dalle risse i propri protetti; alle volte basta un attimo di distrazione, un colpo di sonno, e..la loro breve vita finisce e anche la tua, di conseguenza, non è mica semplice sopravvivere con la consapevolezza che hai fallito nell’unica cosa per la quale sei portato: custodire!
Già, custodire, bel lavoro, senz’altro, ma che fatica miei cari!
A proposito, credo di aver dimenticato di dirvi chi sono io, ebbene, se non lo avete già dedotto io sono un angelo custode e custodisco, o almeno cerco di fare del mio meglio!
Volete sapere se ho un nome? È ovvio! Diciamo che potete chiamarmi semplicemente Jessi o Jess, se preferite, è il nome che la mia protetta ha scelto per me..
Che stanchezza signori miei cari..sono sfinito.
Perché? Perché? Ma dico, sapete che giorno è oggi?? È sabato! “il sabato non si lavora” direte voi, giusto, per voi le cose stanno così, aspettate questo giorno con ansia, la mattina vi alzate dal letto e vorreste mettervi ad urlare a squarciagola: “ oggi è sabato, domani non si va a scuola” , chi va scuola affronta la mattinata senza preoccupazione, le ore sembrano passare più velocemente del solito, arriva l’ora d’uscita e si corre verso casa (restando sdraiato mima con le braccia il gesto del correre), ci si fa una doccia e si esce; si torna, si cena e si esce; chi lavora resta a letto o va in ufficio solo mezza giornata, a casa si rilassa, lava via lo stress dell’intera settimana di lavoro e si prepara per uscire. Uscire: il sabato sera si esce.
Non importa che abbiate quindici, sedici o venticinque anni, comunque non vedete l’ora che arrivi la sera per uscire.
Io a volte proprio non riesco a capirvi, vi preparate per ore solo per chiudervi in qualche squallido locale pieno zeppo di fumo, con la musica a tutto volume o peggio ancora, ve ne andate in “disco” a ballare … ma non prendiamoci in giro, lo sapete voi quanto noi che in quei posti si fa tutto tranne che ballare! Le luci al neon, la musica, la birra e i cocktail ...no, non si balla e nemmeno si parla dato che è impossibile comunicare anche mettendosi vicino all’orecchio dell’altro…
A proposito di discoteche, posso raccontarvi una storia? Non è esattamente una storia è, più che altro, una disavventura che è capitata ad un mio amico qualche tempo fa …

LA STORIA DI MELINO

Melino era stato sfortunato in vita e lo era stato anche dopo, come angelo custode, in paradiso, dove la sfortuna non dovrebbe esistere.
Il suo protetto si chiamava Marco, era solo un ragazzo, non aveva ancora compiuto 18 anni ed aveva grandi progetti nella vita, voleva diventare un fabbro con la F maiuscola, per aiutare suo padre con il lavoro, aveva già progettato una grande festa per il suo diciottesimo compleanno..
Una volta, di sabato sera, esattamente era un SS, no, non un membro della polizia speciale nazista, ma un Sabato Santo, Marco ed i suoi cinque o sei amici più stretti decidono di andare in discoteca. Che ci vuole? Penserete voi, è una cosa normale, si lo è, ma per arrivare in discoteca da dove vivono loro sono necessari tre quarti d’ora di viaggio, come? In motorino ovviamente, nessuno di loro ha ancora la patente.
La serata va alla grande, si balla, si ride, si scherza, si conoscono nuove ragazze … le luci colorate, tutta quella gente … Melino è lì accanto al suo protetto, qualcuno offre a Marco una pasticca, Melino prontamente soffia facendola cadere a terra, Marco ha il tempo di allontanarsi e raggiunge i suoi amici. Si sono stancati, sono le quattro del mattino, decidono di tornare a casa. La discoteca per noi angeli è una sorta di inferno, tutto quel rumore, quella confusione, sprechiamo tantissime energie per non perdervi di vista mentre ballate nel caos, i nostri occhi diventano pesanti e quando usciamo riusciamo a fatica a tenerli aperti …
I motorini, quattro: Marco, Alessandro, Francesco con la sua ragazza dietro e Mattia procedono a velocità abbastanza elevata, si allineano … ma che fanno? Devono essere impazziti. Vogliono giocare, Mattia e Francesco cambiano direzione, vanno contro mano, Marco e Alessandro proseguono dritti …
Si schiantano.
Appena Melino apre gli occhi non riesce a credere a quello che vede, spera di avere le allucinazioni, si è distratto solo un attimo, un secondo soltanto per riposare gli occhi stanchi e. Ed è stato sufficiente per ridurre il suo protetto ad una macchia rossa di sangue senza vita a terra. Una birra di troppo, forse. Un po’ di sfortuna nel fare il gioco che non avevano mai ritenuto pericoloso, forse. Una distrazione di Melino, forse, eppure era stato sempre così attento, non si era mai concesso niente, gli aveva anche salvato la vita poco prima, non facendogli prendere droga.
Droga, no, Marco non si drogava e non beveva troppo..
I funerali. Le lacrime di parenti ed amici, che tristezza. E Melino, povero Melino, distrutto, colpevole, non più in pace con il mondo, nella disperazione eterna. Abbiamo provato tutti a parlargli, a dirgli che non era colpa sua, non avrebbe potuto impedirlo comunque, ma non c’è stato verso, non ha neanche voluto incontrarlo, Marco, quando è arrivato qui ai piani alti; si sentiva responsabile per tutto quello che avrebbe potuto vivere ma che, a causa della sua distrazione, non avrebbe mai vissuto. Un giorno è sparito, così, misteriosamente, qualcuno dice di aver trovato la sua aureola a terra sulla sua nuvola.
Mi piacerebbe rivederlo.
Ecco, questa era la fine del mio racconto. Siete rimasti male? No, dai, non fate così, non è la fine ma sono cose che capitano, la discoteca non distrugge solo i giovani mortali ma anche i loro angeli.

2 commenti:

  1. Originale il modo in cui è raccontata. Mi piace. Ma l'avete portata in scena questa storia?

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  2. No..è un racconto per il teatro ma non è mai stato messo in scena! MI piacerebbe però.

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