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Forse
sono io che sono influenzata da Alice, ma sta mattina ho incontrato il
Bianconiglio.
Aspettavo il 92, dopo un’avaria del treno, quando l’ho
incontrato.
Un omino, un ometto avvolto in un cappotto grigio che copriva un
completo grigio chiaro e una terribile cravatta a fiorellini minuscoli,
stringeva una valigetta ventiquattrore e fremeva.
Da bravo Bianconiglio, d’un tratto, ha tirato
fuori un orologio da tasca, tondo, fuori moda, ma che gli conferiva uno strano
fascino.
Il Bianconiglio aveva due grandi occhi blu, un po’ in fuori e si
guardava intorno sospettoso, palesemente in preda al panico.
Temo che il
Bianconiglio voglia condividere con me le sue sventure e mentre alzo i volume
della musica stando attenta a evitare qualunque contatto visivo lo sento
bofonchiare sottovoce: “è tardi, è tardi! Sono in ritardo, com’è tardi!”
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