martedì 30 ottobre 2012

Alberto ed Eleonora, frammento I

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«Boh, non avrei mai detto, ma forse son cose che davvero possono succedere.»

Ecco cosa aveva detto Tony, il suo migliore amico, ad Alberto quando gli aveva raccontato tutto. S’era sentito alleggerito, sebbene dirlo ad alta voce lo asse reso un po’ inquieto, come se parlarne rendesse il tutto più reale. Aveva provato a convincersi e a convincere lei che si trattava di un sogno e aveva persino sperato di aver immaginato tutto, di aver pensato lui che ci potesse essere un interesse da parte di lei; persino, aveva creduto che lei si fosse scansata di proposito per non farsi baciare quando lui aveva provato, un tentativo incerto, poco convinto quasi impaurito. Ma non era andata così, lei non s’era nemmeno resa conto. E lui aveva perso un’occasione d’oro, ce l’aveva avuta lì, tra le braccia, e ora era a cinquecento chilometri di distanza e non sapeva quando l’avrebbe rivista. Alle volte si chiedeva persino se l’avrebbe mai rivista.

«Però questo non toglie che sia una cazzata, Albè.»

Aveva continuato Tony, per rincarare la dose. Lo sapeva bene, Alberto, che era una cazzata, eppure non riusciva a non seguire il suo istinto, le sue emozioni. Irrazionale, sì certo, come un ragazzino a trent’anni e un po’ ma come fare? Smettere? Non sentirla più? Beh sì, la ragione quello diceva, ma lui non aveva gran voglia di ascoltarla. Perché si sentiva bene e lei diceva che era lo stesso.

«Vabbè, ma non è che devi credere per forza a tutto quello che dice lei, eh. Alla fine questa potrebbe essere una che si diverte così, che ne sai!»

Tony non capiva. Come faceva a capire? Non era mica dentro di lui, non la sentiva mica quella carica energetica che gli circolava per le vene, quell’entusiasmo che lo riempiva da quando l’aveva conosciuta! Si sentiva rinato, Alberto. Era stata una scintilla, un fulmine a ciel sereno, se l’era ritrovata lì, sul lavoro e non era riuscito a fare a meno di andarla a conoscere, di fare amicizia. E poi, s’era accorto che non era solo bella, ma che le loro vite erano passate in parallelo, che s’erano forse incontrati troppo tardi; che parlarci era così naturale da far paura, così spontaneo da meravigliarsi che stesse discutendo con qualcuno che conosceva solo da pochi giorni.

Eleonora. Il suo fulmine a ciel sereno. Il suo elettrochoc dal coma.

Non sapeva nemmeno lui come fosse accaduto, quando fosse successo. Da amore a convivenza, un passo sottile e poi anche un cane, perché no? È tenero. Tutto questo in un paio d’anni e poco più, una serie di eventi che s’era susseguita in modo quasi inconsapevole, come se le cose dovessero andare in quel modo e non ce ne fossero altri possibili. Non si era fatto tante domande. Alberto aveva messo la testa a posto. Finita la carriera militare, mollata la musica e i divertimenti adolescenziali e tagliato i capelli da rockstar, aveva comprato una casa e faceva un lavoro con uno stipendio dignitoso, ma che non era il massimo, non gli dava stimoli, il suo cervello, acuto, lavorava al minimo. E ora la sua compagna era lì, conviveva con lui, una brava ragazza, nulla da dire. E aspettava le risposte delle analisi per dirgli se stesse per diventare padre o no. Non era certo un buon momento per … per avere la testa altrove, per pensare a Eleonora, al suo ingresso nella sua vita che lo aveva preso impreparato.
S’era illuso che lei non contraccambiasse, che i brividi sentiti lavorando fianco a fianco a lei, che le risate, che i piccoli istanti in cui i loro corpi s’erano sfiorati per caso fossero davvero casuali; che esser stati seduti uno a fianco all’altra a cena di lavoro era stata un’occorrenza fortuita. S’era illuso. Perché quando le aveva detto che nel loro appuntamento segreto per un saluto avrebbe voluto un bacio, lei aveva risposto “idem”. E quello era stato sufficiente per dargli conferma, per dirgli che certe emozioni non possono essere unilaterali.
E ora non riusciva a non pensarla, sapeva che era sbagliato, che non doveva farlo mentre era con la sua compagna, che non doveva scriverle, che non doveva … eppure cercava di rubare pochi minuti, pochi istanti per scrivere due righe.

«Ma fammi capire, te la vuoi portare a letto, ma quante ne trovi? Che ti frega! Sta pure a cinquecento chilometri di distanza, e su Albè!»

Aveva detto Tony, ma se così fosse stato sarebbe stato tutto più semplice. Se lui avesse voluto davvero un’avventura così, tanto per divertirsi prima di prepararsi a diventare padre, non avrebbe certo scelto una persona che viveva al nord del Paese, no se la sarebbe trovata a Roma. Dietro l’angolo. E non l’avrebbe pensata tutto quel tempo, non avrebbe voluto sentirla, parlarle, chiamarla per il solo gusto di sentire la sua voce aldilà della cornetta e non avrebbe nemmeno rischiato a mandare mail di soppiatto mentre era con la sua donna.
Ma che diamine gli stava succedendo? Alla vigilia dei risultati delle analisi del sangue della sua compagna, non aveva idea di cosa stesse passando per la sua testa, ma sapeva che era qualcosa d’incontrollabile. Qualcosa che per il momento poteva solo vivere. Voleva solo vivere.

 

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