mercoledì 17 aprile 2013

Astratti Furori, mai così reali. Omaggio al Maestro.

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Giunto a me in una busta gialla, la sua bella grafia è rimasta intatta, le lettere sono scritte chiare, con inchiostro di china nero.
Come quello usato nella dedica, semplice, concisa, che tutto dice e niente nasconde.
Me lo ha mandato lui di persona e ora è qui tra le mie mani. 

Oh se le misure dei libri, oh se il numero delle pagine rispecchiasse i loro contenuti, questo libretto, che tengo quasi dentro una mano, dovrebbe esser un tomo grande come la Divina Commedia. Ma non lo è. 

Piccino. Copertina nera e bianca, come al solito, e già sento echi che ricordano di una Notte Giovane farsi vivi nella mia memoria. 

Penso che dovrei leggerlo immediatamente, ma la vita mi trascina via e lo poggio sulla libreria, accanto alle altre due opere del Maestro, poco sotto a dove è appeso il Futurdrago che mi ha donato, ormai tanto tempo fa.

Una telefonata, in mattinata. In primo mattimo. 

Si stupisce, il Maestro, che lo riconosca al telefono.

Vero è che ho memorizzato il suo numero, ma altrettanto vero è che il suo accento siciliano, la sua voce profonda e cullante la riconoscerei comunque tra mille, anche aldilà del capo di un cellulare, senza capi né fili. 

Mi invita alla presentazione. E così lascio da parte manuale di medicina cinese (me lo porto dietro per coscienziosità, ma non lo apro nemmeno) e oggi mi dedico solo a te, Maestro caro. 

Le aspettative non possono essere deluse.

Ne ero certa all'inizio e lo sono ancor di più, man mano che le pagine scivolano via sotto le mie dita, mi fermo, a momenti, perchè mi dico che dovrei assaporarle meglio, ma poi mi tranquillizzo pensando che non è che la prima delle letture, che ne seguiranno almeno altre due... così scorrono via, lasciando solchi nell'animo, racconti, poesie, dialoghi e aforismi che somigliano ad haiku, alle volte.

Lo riconosci il Maestro, seduto a un bar d'Alcamo in Sicilia e riconosci la sua voglia continua di tornare dalla Sicilia alla Sabina e viceversa, i suoi astratti furori prendono talmente forma nelle pagine che ti pare di poterli toccare, se sapessi dipingere, li dipingeresti. Ma tu non sei mica il Maestro! Lui dipinge, lui fa diventare il colore cosa viva, lo trasforma, ci gioca, lo fa danzare sulla tela, tu tieniti, al massimo, un po' d'immaginazione. 

Ti fermi e ti chiedi come faccia. In qualche modo riesce a intrapporlare la vita intera dentro le sue parole, senti le lacrime che scorrono sul volto, perchè alcune delle poesie ti commuovono, ti lasciano senza fiato. 

Mentre le leggi senti già che ti stanno scavando dentro. Non sai come sia possibile, alcune le vuoi rileggere tre o quattro volte, per ricordarle meglio.

Le foto, le immagini in bianco e nero che accompagnano le poesie e gli aforismi sono belle quanto le parole di cui sono cornice... Ti chiedi come puoi rimanere stupita a ogni voltar di pagina? Come fa il Maestro, che pur conosci bene, a sorprenderti in tal modo? Oh se solo ci fossero più uomini come lui capaci di sconquassarti l'animo solo con le parole! Che mondo migliore sarebbe.

Incontro Mattia. Vecchio amico mi pare tu sia. Da quanto tempo, Mattia! T'avevo lasciato da Lighea, ma non c'è da temere perchè c'è anche lei, anche sta volta, la sirena non manca a un appuntamento col Maestro, non sia mai.

E i ricci di mare. I ricci di mare. Ti commuovi leggendo dei ricci di mare e ti ricordi di quella sera.
Il caldo era così torrido a cena, a casa di David. E il Maestro aveva raccontato dei ricci di mare e Caterina, dolce come sempre, aveva tentato di fermarlo, di evitare, ma lui era impassibile e voleva narrare... Mentre leggo dei ricci di mare mi pare di sentire la sua voce, che risuona nella testa. 

E quelle parole scritte in maiuscolo dentro una poesia, sono urla. O forse no, forse sta volta non voleva che qualcuno stentasse su dove andasse l'enfasi e l'ha evidenziata, chiara e tonda, la parola chiave di ogni componimento. Quasi a dire: "è qui che l'intonazione fa un picco" e ti pare di sentirla, mentre leggi con gli occhi e il trenino corre verso Roma.

Oggi il viaggio sembra leggero, scorrono le stazioni e tu non te ne accorgi, io non me ne accorgo, perchè son lontana, son salita sulla nave con Mattia e ho incontrato una donna incantatrice su una spiaggia e mi sono meravigliata di ritrovarmi così tanto nelle sue speranze "che ogni volta riponeva in ogni nuovo amore, nella convinzione, ogni volta, di aver incontrato chi fosse capace di leggere oltre la sua evidente bellezza e penetrare nella sua anima assetata di vivere." 

E poi la storia del marinaio. Un mondo perfetto. Ricordo nitidamente quel pomeriggio in cui quell'idea balenò nella mente del Maestro e ce la raccontò e ora eccola lì, su carta, e quanto spero che l'invito venga colto che i mondi si moltiplichino e desidero tanto, magari, crearne uno tutto mio, forse è la volta buona che ci riesco...

La cosa più difficile che resta da fare ora è scegliere cosa leggere domenica. So già che il Maestro mi chiederà di leggere qualcosa e io ne sarò onorata, ma come si può riuscire a scegliere? Ancora una volta ci sono passi che mi lasciano senza fiato e che mi commuovono al punto che leggendoli a voce alta potrei non arrivare alla fine o potrebbe succedermi ciò che mi accadeva con "Il Male è nei Fiori", sentire un brivido lungo la schiena, tutte, ogni singola volta, e cercare di mascherare l'emozione trasformandola in recitazione.

Arrivo alla fine e riparto dall'inizio.

Sono pagine leggere e intese al tempo stesso, lo spazio bianco intorno alle parole sembra dire persino di più di quanto non facciano loro stesse.

Amore, vita, momenti, ricordi, viaggi e soprattutto arte, il pane, anzi, il pangrattatao siciliano, della vita del Maestro. 

Ogni cosa, personaggio, che speravo di ricontrare era lì ad aspettarmi, a braccia aperte.

Il genio artistico del Maestro, intatto, lo ritrovo tra le pagine. 

La sua voce sembra leggerle per me.

Eppure, c'è così tanto di nuovo che resto stupita e sbalordita, come di fronte alle macchie di colore acceso dei suoi quadri. 

Guardo il mio parziale dell'Omaggio a Paolo Uccello e lo confronto al bianco e al nero del libricino che ho sul grembo. 

Bianco e nero. 

Colori vivaci. 

Tutto nell'animo di una persona sola, si mescola e crea, dà vita a pagine memorabili e a quadri vividi che spiazzano e sgomentano. 

Tutto nell'animo di un grande artista, nell'animo di un grande per cui ogni definizione è stretta, Il Terzofuturista, ma soprattutto il mio caro amico, Baldo Savonari.

Ancora una volta, grazie per tutto questo vortice di emozioni che ha riempito la mia giornata oggi, come lo ha fatto la tua telefonata ieri.

Provo a regalarvene una, delle meraviglie del libro:

"Tu, nella notte mia più scura, forsti chiaror di luna."

(l'unico modo che ho per farlo è aprire il libro a caso, non vi riuscirei, altrimenti.)

E qui, poteve sbirciare i quadri del Maestro: www.baldosavonari.it

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