lunedì 1 aprile 2013

Inaspettatamente.

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Era una di quelle sere in cui non avevi voglia di far altro che smettere di pensare e divertirti. Non c'era stato nmmeno bisogno di insistere, avevi accettato di uscire immediatamente. Non lo facevi per i tuoi amici, quella sera potevano esserci o no, non cambiava molto. Lo facevi solo per te stessa. 

Desideravi solo il caos. Il rumore, volevi sentirti completamente avvolta dalla gente, dal rumore e dalla confusione, perchè quello era un ottimo modo per chiudere la testa.

Il locale è strapieno. Più del solito. Appena entri ti sembra di essere in una realtà parallela, le luci verdi al neon creano un reticolo surreale, ti pare quasi di doverle schivare, mentre cammini, quasi fossero piene di corrente elettrica. Gli altri li hai già persi di vista, si saranno gettati nella mischia, poco importa.

Bar. 
C'è bisogno di alcol. Sei quasi diventata astemia negli ultimi mesi, sei così incazzata con te stessa che vuoi solo la cosa più forte che abbiano e vuoi andare avanti a bere tutta la notte, per scordarti di tutto. 

Alla terza tequila inizi a sentirti meglio, hai l'agro del limone in bocca e le labbra intorpidite dal sale, cominci a non sentire più i sapori. 

Ed è a quel punto, in quell'istante preciso, che senti un profumo familiare, ti giri e te lo ritrovi lì. Davanti a te. In piedi alla tua sinistra, come uscito dal nulla, come materializzatosi dalla nuvola di fumo che sale dalla pista. Non pensavi l'avresti mai rivisto. Eppure eccolo lì, inaspettatamente, con quegli occhi neri neri che sembrano non finire mai, rischi di perdertici dentro. Lo riconosci, anche se sei un po' annebbiata. Anche lui ti riconosce, perchè abbozza un sorriso e tu lo sai che vuol dire, quindi gli offri un bicchiere e speri ti voglia tenere compagnia.

Lui sorride. Ti piaceva, allora, il suo modo di ridere e ti piace ancora. 

"Ehi" provi a dire, ma ti viene da ridere, perchè la situazione tende al ridicolo, sei tu a tendere al ridicolo. Cosa stai per dirgli? Non ne hai idea, per fortuna però, lui è collaborativo. 
"Come va?" ti chiede e tu vorresti urlare, ma non lo fai, perché sei una persona equilibrata, alla fine dei conti. "Bene, ora va bene." rispondi e lui vuole sapere dove sei finita negli ultimi mesi, non 'tha più vista. Glielo dici e lui sorride. Quel sorriso è veramente bello, forse è l'acol che scorre nei tuoi vasi a fartelo vedere più affascinante di quanto non sia realmente, ma poco conta. 
Lui parla, tu lo ascolti e lo guardi, imbambolata, ammaliata.
Sa parlare, oh se sa parlare. La sua voce ha un suono ovattato, sembra ti accarezzi con le parole e per un istante, complice la tequila, ti ritrovi a desiderare che non sia solo la sua voce ad accarezzarti.

Parlate, fino a perdere il filo. Fino a non sentire altro che la sua voce, a far sparire persino la musica assordante. Racconta, racconti. Le parole scorrono veloci come fiumi, insieme ai bicchieri svuotati, uno dopo l'altro.

Poi, d'un tratto, senti che vuoi ballare, vuoi ballare con lui. Vuoi che si accorcino le distanze, vuoi sentirlo più vicino, vuoi che ti poggi le mani addosso e che ti stringa. 

"Andiamo a ballare" dici, senza dargli il tempo di rispondere, senza aspettare che reagisca. Gli prendi la mano, lui te la stringe. Ti piace la sensazione della sua pelle a contatto con la tua. Senti la tua mano sparire dentro la sua. Ti senti bene.
La pista è un caos. Si sta stretti, tutti ammassati, come sempre. 
I tuoi amici sono lì da qualche parte, in mezzo a quella massa informe di corpi che si muovono tutti insieme, quasi come se fossero manovrati da un burrattinaio invisibile. Ma non ti interessa sapere dove siano, non vuoi andarli a cercare. Lui s'è sfilato la giacca ed è rimasto in camicia, nera. Lo trovi in forma. Si muove, sinuoso. Anche tu inizi a ballare. Vuoi dimenticare tutto, vuoi smettere di essere incazzata con te stessa e lasciarti andare, scivolare via, vuoi che le cose brutte scivolino via e che resti solo la musica, che ti rimbomba dentro le costole; che resti solo quella pista e che resti solo lui, che non ti stacca gli occhi di dosso.

Ti avvicini e anche lui s'avvicina. Senti il suo profumo, frizzante, vivo. Non sai come sia possibile, ma ti trovi il suo collo così vicino, che non puoi evitare di poggiarci una mano sopra, una carezza rubata. Lui sembra rapito. Su un altro pianeta.

Ballate, ridete e ti senti rinascere.

Non t'aspettavi che quella serata sarebbe finita così. Volevi solo bere e ballare, fino a dimenticarti anche il tuo nome; invece no, invece ti ritrovi con lui, non pensavi l'avresti mai rivisto. Ma, inaspettatamente, sei felice di averlo fatto. Sei felice che in quel momento sia lì e che sia proprio lui.

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