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Di lunedì
mattina, come si fa ad essere di buonumore?
Il
weekend è appena finito e la settimana, con tutto il suo carico di stress e di
vita, sta appena iniziando, nessuno si alza dal letto felice di lunedì e non
vien di certo da sorridere se aprendo la finestra ci si trova davanti un cielo
plumbeo e tanto vento caldo che sembra presagire uno di quei tifoni tropicali …
Ma non dovrebbe essere inverno? Dove son finite quelle belle giornate di cielo
cristallino col sole tiepido, in cui le nuvole vengono spazzate via dal tocco
gelido della tramontana?
Mentre si
aspetta il treno delle 8.13 è facile perdersi nelle considerazioni sul tempo,
così, tanto per dimenticare l’umidità che salendo su dal Tevere inonda ogni
cosa, entra nelle ossa e qualunque cosa tu faccia, te la porterai comunque
dietro per tutto il giorno …
Michela
si stringe nella sua sciarpa blu, di tessuto morbido - ricamata a mano in un
paese lontano da una signora anziana dalle mani veloci ed esperte- e spera che
il treno arrivi presto, l’attende una giornata tremendamente impegnativa. Se
solo chiude gli occhi vede già davanti a sé la pila di carte che inonda quella
che dovrebbe essere la sua scrivania, ma che -come il suo capo non perde
occasione di puntualizzare- sembra più che altro un campo di battaglia. Aver
preso due giorni liberi la settimana precedente le è costato caro e sa che quel
lunedì dovrà fare il triplo del lavoro.
Con un
sospiro rassegnato finalmente sale sul treno, almeno il riscaldamento funziona.
Scegliere
dove sedersi è sempre un’impresa singolarmente complessa, Michela ormai sa bene
quali siano i criteri da prendere in considerazione, un elenco non breve:
- quantità di sporcizia, macchie e gomme da masticare appiccicate sui sedili;
- densità dell’alone giallo-marroncino sul poggiatesta;
- tonalità di blu dei braccioli;
- grandezza del finestrino;
- grado di visibilità verso l’esterno (anche detto: quantità di graffiti su quel vagone);
- distanza dalla porta d’uscita.

Potrebbe
sembrare una lista eccessivamente dettagliata, ma ormai il cervello di Michela
è abituato ad usarla ogni mattina (perché la sera, al rientro, non può di
certo permettersi tanta accortezza nella scelta; nella rissa del treno delle
18.28 ogni posto libero va bene, pur sempre incrociando le dita e sperando che
i pantaloni nuovi non saranno da buttare a causa di una gomma da masticare!).
Così,
processate velocemente le informazioni e scelto il posto, può finalmente
sedersi.
Toglie il
cappotto, allenta un po’ la sciarpa e si prepara a iniziare a leggere le mail
che le hanno mandato dall’ufficio e che ha stampato perché è ancora una persona
all’antica e quando ha bisogno di prendere appunti o di sottolineare preferisce
la cara vecchia carta allo schermo del cellulare.
È
arrivata alla seconda riga del primo foglio in cui il suo capo, dopo averle
augurato buona vacanza, annuncia che la consegna per il romanzo inglese che sta
traducendo è stata anticipata di due settimane.
Che
rabbia! Pensa Michela e mentre si guarda intorno nota, sul sedile vuoto accanto
al suo, un giornale abbandonato.
Le piace
molto essere sempre aggiornata sulle ultime novità e nei giorni in cui esce di
casa coi minuti contati e non fa in tempo a comprare il quotidiano, trova la
free press molto utile.
Per
fortuna sta nascendo l’abitudine di lasciarli sul treno i giornali, così uno
stesso quotidiano informa più passeggeri che viaggiano sulla stessa tratta ad
orari diversi …
Michela
prende il giornale. Leggo. Scorre le
notizie.
È
piuttosto stufa delle continue morti, degli incidenti, dei potenti in lotta tra
loro e preferisce le pagine di cultura e quelle con le recensioni degli ultimi
film.
Come al
solito, salta lo sport a piedi pari, ma si ferma un attimo ad una pagina
scritta fitta fitta che la incuriosisce.
Messaggi e pensieri d’amore.
Inizia a
leggere e le viene da sorridere di fronte agli annunci più disparati: si va dai
messaggi d’amore in codice: “ti amo tanto cucciola, tuo cucciolo” a cose più
particolari come “al bellissimo autista della linea 310, ti sogno tutte le
notti!”, come si può non ridere? In un certo senso però, una piccola parte del
suo cuore prova quasi invidia per quella gente che passa ancora il tempo a dar
retta ai sentimenti … si vede che non hanno niente di meglio da fare, pensa
Michela, mentre continua a scorrere con gli occhi gli annunci …
“Alla
bellissima ragazza dai capelli rossi, con il trolley viola e l’anulare destro
tatuato che era al Mac Donald’s di Termini il 20 novembre alle 13.15, non posso
smettere di pensarti. Il ragazzo che era seduto di fronte a te. Scrivimi feilong@live.it”
Michele
rilegge, una, due, tre volte.
Poi
guarda la sua mano destra.
Guarda il
suo anulare e il sottile stelo che lo avvolge e sboccia in una rosa blu,
proprio all’altezza dell’unghia … Che stupida che sono, si dice, sarà solo una coincidenza, non è poi una cosa così unica avere un tatuaggio su un
dito!
Il 20
novembre. All’ora di pranzo. Dov’ero?!
Mentre la
campagna sabina scorre veloce fuori dal finestrino, ancora protetta da una
coperta sottile di rugiada ghiacciata, ricorda ogni cosa …
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