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Mi piace quando qualcuno mi regala un libro.
A prescindere da che libro sia, mi fa felice.
Se poi c'è una dedica sulla prima pagina, la felicità raddoppia. La dedica è importante, va scritta a mano da chi fa il dono e lega quel regalo alla persona da cui l'hai ricevuto per sempre. Ovviamente, direte voi, questo ha un lato negativo: se litighi con quella persona o scompare dalla tua vita per sempre, che te ne fai delle sue parole dopo dieci anni? Niente probabilmente. Però, pensateci, infondo quelle parole sono legate al rapporto che avete o che avevate con quella persona in un determinato momento della vostra vita, perciò continuaneranno ad avere valore, almeno in questo senso.
Quindi, dicevamo, un libro regalato è già una gioia. Se poi è Chiara a farti un regalo di Natale, la gioia si duplica.
Insomma, non puoi farne a meno e sul treno inizi già a leggerlo.
Accidenti!
Eppure Chiara sa che una delle categorie di libri che non riesco a leggere sono quelli che parlano deliberatamente di morte, drammi familiari, malattie terminali... e cosa fa? Mi regala il libro che è il riassunto dell'ultima conferenza tenuta da un professore/scienziato che sta per morire di tumore?
Partiamo già molto male.
Però il titolo della conferenza è "How to achieve your childhood dreams" (come realizzare i sogni che avevi da bambino) ed è in lingua originale. Vabbè, magari se Chiara me l'ha regalato un motivo c'è... magari vale la pena provare a leggerlo.
Inizio a leggere, col beneficio del dubbio.
Il libro scorre via veloce, talmente veloce che l'unico modo per goderselo é centellinarlo.
È chiaro che ci sono libri che si possono
divorare in poco tempo perché non vedi l'ora di sapere che succede dopo,
perché la trama è avvincente e la scrittura scorrevole; ma ce ne sono
altri che sono talmente densi di significato da richiedere più tempo,
vogliono essere, in una certa misura, digeriti e metabolizzati, sarebbe
una cattiveria deliberata leggerli tutto d'un fiato.
Insomma, ci ho
messo tre mesi e mezzo, vabbè, quasi quattro, per finirlo, ma me lo sono
goduto interamente, ogni pagina.
Non si può non ammirare un uomo che sa che sta per morire e vuole
parlare di vita. Di esperienze e soprattutto di sogni, i propri e quelli
degli altri, perché credo abbia ragione quando dice che aiutare qualcun
altro a realizzare un sogno può essere bellissimo.
Chi mi conosce lo sa, io sono una sognatrice incallita. Anche troppo
sogno e questo alle volte porta a delle cadute rovinose, ma se penso ai
sogni seri, alla lista delle cose che sognavo da bambina e faccio un
bilancio di quanti ne ho realizzati o sono sulla buona strada per
realizzare, rimango esterrefatta e, concedetemelo una volta ogni tanto,
sono anche fiera di me.
Ho la metà degli anni di Randy e fortunatamente
non sto morendo, ma se così non fosse, se fossi arrivata alla mia "last
lecture" potrei tracciare un bilancio abbastanza positivo.
Ma il libro non é un libro di morte, lo ripeto, è di vita. E ci sono
delle parti a dir poco ispiranti.
Ho preso da un po' di tempo un'abitudine, oltre a
sottolineare sul mio libro le parti che più mi colpiscono, le trascrivo
sulla moleskine. Mi piace, quando la sfoglio a ritroso, ritrovarci un
po' delle parole degli scrittori che mi accompagnano nei miei giorni,
oltre alle mie.
"Brick walls are there for a reason. They give us a chance to show how
badly we want something."
(I muri ci sono per una ragione. Ci forniscono
un'occasione per dimostrare con quanta forza vogliamo qualcosa. trad. mia)
Impeccabile. Incontriamo ostacoli a valanga, ogni giorno, detto da una
persona che ha imparato una lingua che ogni giorno, almeno per i primi
tre anni, ti mette davanti a muri di cemento armato che senti di non
poter superare... ma qualcosa ci ha spinto, pensavamo di non farcela,
ma forse ogununo di quei caratteri che non riuscivamo a memorizzare era
un mattoncino da superare.
Ci credo nella forza di volontà, non sarei
chi sono oggi se non avessi creduto che l'interprete potevo farlo
davvero, a prescindere da quanto fosse lunga e tortuosa la strada.
"If you have a question" my folks would say "then find the asnwer". The instinct in our house was never to sit around and wonder. We knew a better way: Open the encyclopedia. Open the dictionary. Open your mind."
("Se avete una domanda" dicevano i miei genitori "trovate la risposta." L'istinto a casa nostra non era mai quello di rimanere seduti a farsi domande. Conoscevamo un modo migliore: Aprire l'enciclopedia. Aprire il dizionario. Aprire la mente.)
A casa mia anche, è sempre stato così. Se hai una domanda, vuoi sapere qualcosa, cercalo. Mia madre mi ha fatto crescere avvolta in mezzo ai libri, ai quaderni, alle penne. Non c'era molto che potessi fare, se non sentire una curiosità folle crescere dentro di me. Quella di chiedere, sapere, leggere. Mia nonna diceva sempre: "Per fortuna che ci sei tu." aveva comprato un'enciclopedia, con la copertina rossa e immacolata, quando mio padre e mio zio andavano ancora a scuola, ma non l'avevano mai aperta. Io ero incantata da quei libri, suggestionata. Erano divisi da A-a-Z e mi pare di vedermi, bambina arrampicata sul letto a cercare di tirare giù quello giusto per le ricerche non dovevo fare. Non erano ricerche di scuola. Io mi divertivo a leggere le voci dell'enciclopedia e a scrivere sul quaderno non-di-scuola il riassunto di quello che leggevo. Era un lavoro faticoso, certo, ma così affascinante... e quei libri sembravano infiniti! Ora, ovviamente, tutto è diverso. Sei curioso? Non ti viene quella parola, o quell'altra come si pronuncerà? Vuoi un'infomazione, hai un dubbio da frugare? Tiri fuori il telefono e cerchi su google. Cinque secondi e hai la risposta, ovunque tu sia. Comodo, certo, ma a dirla tutta un po' si perde il fascino ... quello di andare a prendere quei volumi intrisi di sapere e cercare una risposta a quello che volevi sapere...
"You can always change your plan, but only if you have one. I'm a big believer in to-do-lists. It helps us to break life in small steps."
(Puoi sempre cambiare il tuo piano, ma soltanto se ne hai uno. Credo moltissimo nello stilare liste di cose da fare. Ci aiuta a dividere la vita in piccoli passi.)
Beh, questo potrei averlo scritto io, senza problemi. E so che ci sono persone che sarebbero prontissime a testimoniare la mia mania di fare piani e programmi, ma così è, solo se pianifichi puoi fare le modifiche, se non lo fai ti ritrovi in balia degli eventi... Eppure ho imparato a mitigare, a cercare un giusto equilibrio tra il pianificare e l'improvvisare... ma il primo mi riesce meglio, non c'è niente da fare!
Sono pagine davvero meravigliose, che ti lasciano qualcosa mentre le leggi, che ti fanno riflettere su cose banali, che non vedi nemmeno a volte.
Ma ho già detto troppo su un testo che, dico la verità, faccio fatica a rimettere in libreria. Quindi, vi lascio con un'ultima citazione e con un regalo, sperando che averne scritto possa mitigare un po' il distacco e mi permetta di riporlo e aspettare la prossima lettura.
"Experience is what you get, when you didn't get what you wanted. It's a phrase worth considering at every brick wall we encounter, at every disappointment. It's also a reminder that failure is not just acceptable, it's often essential. The person who failed often knows how to avoid future failures. The person who knows only success can be more oblivious to all the pitfalls. Experience is what you get when you didn't get what you wanted. And experience is often the most valuable thing you have to offer."
(L'esperienza è quello che ottieni, quando non ottieni quello che volevi. Parole che vale la pena ricordare quando incontriamo un muro, o una delusione. Ci ricorda anche che il fallimento non è solo accettabile, ma è spesso essenziale. La persona che ha fallito, spesso sa come evitare fallimenti futuri. Quella che conosce solo il successo può non rendersi conto delle difficoltà. L'esperienza è quello che ottieni, quando non ottieni quello che volevi. E l'esperienza è spesso la cosa più importante che hai da offrire.)
Che posso dire? Chiaro è che la mia amica, non per niente, Chiara, avesse bene "chiaro" cosa mi servisse leggere in un momento particolare della mia vita. Il suo regalo, una volta ancora, era azzeccato più che mai, gonfio di emozioni. Non posso che ringraziarla, per aver saputo cogliere nel segno anche sta volta!
E dato che questo libro è tratto da appunti dettati per telefono dall'autore a un amico mentre faceva altre cose, perchè gli rimaneva poco tempo da vivere e non ne aveva per mettersi a scrivere, che avevano l'obiettivo di colmare quanto Randy Pausch non era riuscito ad approfondire nella sua "Last Lecture", l'ultima lezione/conferenza che ha tenuto, non posso fare a meno di presentarvelo di persona e di lasciarvi il video della sua Last Lecture che è sicuramente... last but not least.
E dato che questo libro è tratto da appunti dettati per telefono dall'autore a un amico mentre faceva altre cose, perchè gli rimaneva poco tempo da vivere e non ne aveva per mettersi a scrivere, che avevano l'obiettivo di colmare quanto Randy Pausch non era riuscito ad approfondire nella sua "Last Lecture", l'ultima lezione/conferenza che ha tenuto, non posso fare a meno di presentarvelo di persona e di lasciarvi il video della sua Last Lecture che è sicuramente... last but not least.
Bella recensione, fa veramente venire voglia di leggere "The last lecture" ^^
RispondiEliminaGrazie!! Il merito è senz'altro dell'autore!
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