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No, no, se scendo a Piramide il treno delle 18.33 non riesco a prenderlo, nemmeno se volo. Arrivo a Tiburtina.
Scelta coraggiosa, di certo, fare garbatella-tiburtina in metro, all'ora di punta, ma la possibilità di prenderlo, quel treno, basta per rischiare. Così faccio venti minuti di viaggio tentando di leggere il capitolo sui patogeni esterni del mio libro di medicina cinese for dummies con gli occhi dei vicini di posizione puntati addosso. Mi pare di sentire quello che pensano. Pensano che sono strana. Pensano che non sembro asiatica, ma potrei essere mezzo sangue. Si chiedono se è cinese o giapponese, ma forse è coreano.
Insomma, arrivo a Tiburtina. Ore 18.40. Ho cinque minuti scarsi per raggiungere il binario 24.
Per chi di voi non è mai stato alla stazione Tiburtina, mi sembra d'obbligo dire che il binario 24 è agli antipodi dell'uscita della metro e il pavimento nuovo è plasticoso e quando piove si crea una specie di strato melmoso marroncino che se hai fatto l'errore di mettere gli stivali con la suola è di una pericolosità indicibile.
Cammino a passo veloce, ma sto attenta a non mettere troppo peso sulla pianta del piede, più sul tallone perchè il tacco è di gomma, così non arrivo al binario in scivolata.
Binario 24
Gremito. A dir poco. La cosa puzza. Sono le sette, è vero, ora di punta. Ma io so riconoscere, da brava pendolare, un binario da treno-precedente-inspiegabilmente-soprresso quando ne vedo uno e questo affollamento è chiaro come il sole. Il treno ha cinque minuti di ritardo, scommetto che diventeranno dieci in poco tempo. Così succede.
Arriva, il biscione verde, e tutti si preparano alla lotta. Sarà all'ultimo sangue. Io sono pronta a tirarmi indietro, non ho intenzione di perdere una scarpa, la borsa o l'ombrello. Se serve aspetto il treno dopo, non devo correre da nessuna parte, ho finito di fare le cose della giornata.
Sono fortunata, o forse no, perchè la porta si ferma esattamente davanti a me. Tutti si ammassano, in pochi secondi hai persone ovunque, ti circondano. Lasciano uno spazio talmente piccolo che chi deve scendere lo fa a fatica... non capisco. Ma perchè diamine non potete capire che se non lasciate scendere sul treno non ci sarà mai posto per salire? Perchè è così difficile da capire?
E così ecco, tutti salgono, ti spingono e ti incastrano. Prendi la scala, speri in un pezzetto di aria respirabile al piano di sopra, lo trovi. L'insenatura alla fine della scala, ti ci infili come se fosse un piccolo rifugio. Cerchi di non dare gomitate. Non c'è aria per respirare. Togli la sciarpa, provi a slacciare il cappotto. Non ci riesci, ti arrendi. Vorresti leggere, ma aprire la chiusura lampo e prendere il libro che hai infilato nella borsa a fatica è improbabile. Quindi ti guardi intorno.
La signora anziana sale le scale a fatica, non è agile nei movimenti, ma si ostina a viaggiare in treno. La ragazza seduta vicino la scala la vede e le lascia il posto. Sarebbe facile, ma scambiarsi di posto col treno così pieno è complicato. Ci riescono ... tu prendi gli insulti della signora in piedi dietro di te perchè le hai dato una spinta involontaria. Ma che ci vuol fare, signora? Siamo sardine, non esseri umani.
Arriva dal nulla, dopo che mi sono guadagnata un posto a sedere e sto tentando di leggere il mio libro, una signora bionda. Impetuosa. Vuole mettere a caricare il suo cellulare nella presa di corrente che è sotto ai miei piedi. Una richiesta coraggiosa, nessuno riesce a muoversi su questo maledetto treno! Un ragazzo straniero, lo riconosco dai lineamenti, è sicuramente est-europeo, probabilmente rumeno, l'aiuta. Lei vuole che il telefono sia poggiato per terra. Per un attimo, un secondo appena, mi pare quasi di stare a Taiwan. A Taiwan avrebbero fatto così senza problemi. Nessuno avrebbe avuto paura che il telefono venisse rubato. Ma in Italia non ci si fida. Eppure la signora si fida. Dice di metterlo per terra, il telefono.
Chiunque potrebbe rubarlo, in qualsiasi momento. Ma nessuno lo fa. Però la presa della corrente non funziona, il telefono non si è caricato.
"Prenda il mio, cambiamo scheda." dice il ragazzo straniero con un accento forte, un italiano stentato. Il suo è un telefono modesto, uno di quello per fare le tefonate e basta, d'altri tempi. Ma lo offre.
"Telefoni col mio, senza che cambia scheda." Dice la ragazzina spiaccicata contro il corrimano della scala. "Ho i minuti gratis verso tutti." come se servisse sottolineare che non paga per giustificare un atto di gentilezza. La signora bionda, imponente, col mento troppo pronunciato e una risata quasi isterica, prova a chiamare il marito che, ovviamente, non risponde. "I mariti non ci sono mai quando servono" commenta e ride di nuovo. Quella risata è demoniaca. Io e il ragazzo rumeno ci scambiamo uno sguardo perplesso. La signora bionda si arrende.
Io ho un posto a sedere. La vecchina è seduta accanto a me, mi inquieta. Guarda il mio libro con fare incuriosito. Mi preparo psicologicamente alla domanda fatidica: ma che lingua è? E invece con mio immenso stupore la signora mi stupisce con gli effetti speciali!
"Insegni ai bambini?" mi chiede. Incredibile! Di fronte a pagine completamente coperte di bei caratteri cinesi tradizionali, la signora da cosa viene colpita? Dai disegnini del mio libro di medicina cinese for dummies! Resto perplessa e borbotto un "no, questo è un libro semplificato..." non so nemmeno io cosa voglia dire, a dirla tutta, ma la signora sembra abbastanza convinta dalla mia spiegazione.
Cose strane succedono su questo treno. Come quando alzo gli occhi e si è materializzata davanti a me una faccia conosciuta. Una ragazza. Mi saluta, come se mi conoscesse bene. Io mi vergogno un po' nel rispondere al saluto...non ho idea di chi sia! La guardo e la riguardo. Ha un sorriso dolce, è carina e gentile. Ma dove diavolo ci siamo conosciute? Ragazza mora, dove ti ho già visto? Più la guardo e più la mia mente è vuota! Penso ai negozi, è una commessa? Mi ha venduto qualcosa che volevo tanto? A quanto pare no. Niente da fare. Vuoto. Poi, d'un tratto, come un flash, eccola. Sì che so chi sei, so anche il tuo nome L.! Ti conosco sei l'ex fidanzata del mio vicino di casa... ecco chi sei! Non ti riconoscevo proprio, che brutta sensazione!
La signora bionda non era ancora arresa, mi ero sbagliata. Sta per arrivare alla sua fermata. Non sa se suo marito l'aspetterà alla stazione... in effetti, il marito è occupato con l'amante, aspetta la telefonata per salutarla e correre alla stazione, dopo essersi lavato i denti e sistemato i capelli, perchè la signora bionda e è attenta, si accorgerebbe di un sapore diverso nella sua bocca. Insiste a baciarlo con la lingua anche alla loro età, anche se sono sposati da vent'anni. Non vuole sentire ragioni. Quindi lui per sicurezza si lava i denti accuratamente. Mangia anche una gomma, la sicurezza non è mai troppa.
Insomma, il ragazzo rumeno rinnova l'offerta. Cambiano la scheda. Hanno i minuti contati. La signora riesce a parlare con suo marito che le assicura che sta andando in stazione e l'aspetta lì. La signora sorride e ringrazia ripetutamente il giovane straniero che è stato così gentile.
Finalmente, "siamo in arrivo a Poggio Mirteto. We're now arriving in Poggio Mirteto..."
Anche oggi, sopravvissuta.
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